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Franceschelli,
la carriera fermata da un infortunio
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«Il
gol all’Olimpico un momento di gloria»
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«Per
due anni sono stato compagno di squadra di Paolo Rossi, Maggiora e
Marchetti»
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GROSSETO. Un grave infortunio al ginocchio stroncò
sul nascere la carriera di Paolo Franceschelli, due volte campione
d’Italia con le giovanili della Juventus a suon di gol: arrivò a
segnarne anche sessanta in un anno. Scoperto da Luciano Moggi, il
quindicenne attaccante del Sauro allievi passò alla Juve nel 1969 per
una cifra record: 10 milioni di lire, una grossa somma per quegli anni,
equivalente a 500.000 euro. Ma i bianconeri sapevano che Paolo quei
soldi li meritava.
«Con
la Juventus - racconta Franceschelli - rimasi quattro anni, facendo la
trafila delle giovanili, dagli allievi alla Primavera e vincendo gli
scudetti allievi con Grosso in panchina e quello Primavera con mister
Bizzotto. Con il fatto che facevo gol a grappoli (con Chiarenza
superavamo sempre quota 100), mi utilizzavano come prima punta».
«Trascorsi anni bellissimi, in compagnia di giocatori
che poi si affacciarono in A come Maggiora e Marchetti o che diventarono
stelle, come Paolo Rossi, mio compagno di squadra per due anni. A 17 e
18 anni partecipai ai ritiri della prima squadra e partecipavo alle
tournée estive con Anastasi, Haller, Salvadore, Cuccureddu, Causio».
Un giovane in carriera, tanto che la Juventus stava
pensando di dare Bettega al Varese, per puntare su questo giovane venuto
dal Sauro.
«Tutto filava liscio. A 18 anni arrivò la
convocazione per la trasferta di Coppa Uefa a Wolverhampton, ma il
giorno prima, nell’ultimo turno Primavera contro il Torino, mi ruppi
il ginocchio e lì finì la mia avventura a Torino».
«Impiegai due anni per tornare quello di prima,
undici mesi per tornare in campo - aggiunge - La Juventus non poteva
aspettarmi, non c’erano i procuratori per darmi una chance e mi mandò
a Varese in serie B. Lì iniziò la mia carriera professionistica. In B
giocai anche ad Alessandria e Rimini, in C ho vestito la maglia del
Parma insieme a Carletto Ancelotti, poi quella della Casertana (contro
il Siena fu marcato dal grossetano Tosini, ndr.), di Salernitana e
Benevento. Uno zingaro del calcio insomma».
A fine carriera arrivò una grossa opportunità: «Mi
chiamò il Chievo, che in due anni voleva andare in B. Ma al 1’ della
prima partita mi infortunai: loro hanno fatto strada, io chiusi dopo due
anni in Promozione al 50%».
«Non posso non avere rimpianti - dice Franceschelli,
oggi responsabile tecnico della scuola calcio del Sauro - Mi sono
accontentato di fare una buona strada tra i professionisti. Ho vissuto
anch’io un momento di gloria: il gol segnato all’Olimpico contro la
Roma che consentì al Varese di passare il turno in Coppa Italia, con il
mio nome scritto sul tabellone luminoso. Forse senza quel maledetto
infortunio avrei potuto vivere altri di quei momenti». (m.cal.)
( IL TIRRENO 2 gennaio 2003)
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